Gli uomini
Qualche parola per ricordarci degli uomini che su queste terre hanno abitato, della loro vita e delle loro lotte. Delle battaglie non parleremo, perchè già lo fanno i libri di storia. Se parliamo di quella avvenuta nel 1524 a Carpenzago tra Francesi e Spagnoli è solo per riportare l’aneddoto per cui essa fu detta “dell’incamiciata” in quanto gli spagnoli, per riconoscersi nella notte, indossarono una camicia bianca sulla corazza. Nel maggio del 1889 mentre ad Arluno e Corbetta la polizia uccideva alcuni cittadini in rivolta, da Castellazzo un folto gruppo di contadini entrava in Robecco al grido di “morte ai ricchi”, rompeva con sassi alcuni vetri del Municipio, bruciava tavole dei bachi da seta di Casa Scotti, distruggeva mobili e registri di amministratori di Casa Cabrini e Negrotto. Altre “rivolte” vi furono fino ai giorni nostri: nel primo immediato dopoguerra dimostrazioni dei contadini di casa Gromo di Ternengo e durante il ventennio fascista le manifestazioni in favore di Don Ballabio e del dottor De Melgazzi. Don Gerolamo Magni ed il parroco Don Sironi rischiarono la vita il 20/21 luglio 1944 quando, per una rappresaglia nazifascista, otto inermi uomini furono fucilati. Altri 5 morti e molti feriti furono causati il 26 aprile 1945 davanti alle scuole elementari dall’arrivo di un carro fascista mentre i partigiani e la popolazione festante disarmavano la guarnigione tedesca.
I boschi del Ticino si estendevano molto più fittamente e offrivano ricovero a bande di briganti che operavano nella zona. Il famoso brigante Gasparoni fu detenuto quasi sino alla morte (1923) nelle carceri di Abbiategrasso.