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 LA LOTTA FINALE

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MessaggioTitolo: LA LOTTA FINALE   LA LOTTA FINALE Icon_minitimeLun Mar 03, 2008 4:13 pm

Partimmo con tutta la tribù per ritornare con il generale Crook negli Stati Uniti, ma io, temendo un tradimento, decisi di rimanere nel Messico. In quel momento non eravamo sotto scorta.
Le truppe degli Stati Uniti marciavano in testa, gli indiani seguivano; quando divenimmo sospettosi, tornammo indietro. Non so fin dove mi abbia inseguito l'esercito degli Stati Uniti; qualche guerriero fece dietrofront prima che la nostra assenza fosse osservata, e a me non importa. Ho sofferto molto per ordini ingiusti come quelli del generale Crook. Tali azioni hanno provocato molte angosce al mio popolo. Penso che la morte fu mandata al generale Crook dall'Onnipotente come punizione delle molte cattive azioni da lui commesse.
Poco dopo il generale Miles assunse il comando di tutte le guarnigioni dell' ovest; le sue truppe ei davano ininterrottamente la caccia, sotto la guida del capitano Lawton, che aveva dei buoni esploratori. Anche i soldati messicani si fecero più attivi e numerosi. C'erano scaramucce quasi ogni giorno; finalmente stabilimmo di scioglierei per formare piccole bande. Con sei uomini e quattro donne mi diressi verso la zona montuosa vicino a Hot Springs, nel Nuovo Messico. Oltrepassammo molti allevamenti di bestiame, ma i cowboy non ci diedero fastidio. Ammazzavamo mucche tutte le volte che avevamo bisogno di cibo, ma sovente pativamo moltissimo per mancanza d'acqua. Ci successe di rimanere senz'acqua due giorni e due notti, i nostri cavalli rischiarono di morire di sete. Vagammo per le montagne del Nuovo Messico per qualche tempo, poi ritornammo nel Messico, pensando che forse i soldati se ne erano andati. Passando attraverso il Vecchio Messico aggredimmo ogni messicano che incontrammo, anche senza motivo, proprio solo per uccidere. Pensavamo che i messicani avessero chiamato nel Messico le truppe degli Stati Uniti per combatterei.
A sud di Casa Grande, vicino a un luogo che gli indiani chiamano Gosoda, passava una strada che usciva dalla città. Su questa" strada i messicani trasportavano molti carichi. Noi stavamo in agguato nascosti in un punto in cui la strada attraversava un passo di montagna, e tutte le volte che passavano messicani con merci li uccidevamo, prendevamo i rifornimenti che ci occorrevano e distruggevamo quanto rimaneva. Sprezzavamo il pericolo, perché sentivamo che ogni uomo era contro di noi. Se fossimo tornati alla riserva ci avrebbero messi in prigione e uccisi;
se rimanevamo nel Messico, avrebbero continuato a mandare soldati a combatterci. Dunque, non risparmiavamo a nessuno la vita, e non chiedevamo favori a nessuno.
Dopo qualche tempo lasciammo Gosoda;in pochi giorni ci riunimmo alla nostra tribù sulle montagne della Sierra de Antunez.
Diversamente da quanto avevamo previsto, i soldati degli Stati Uniti non avevano lasciato le montagne del Messico. Eravamo appena arrivati che già ci stavano alle calcagna e si azzuffavano con noi quasi ogni giorno. Quattro o cinque volte attaccarono di sorpresa il nostro campo. Una volta ci sorpresero verso le nove del mattino, si impadronirono di tutti i nostri cavalli (in tutto diciannove), e presero la nostra scorta di carne secca. 3 In questo scontro caddero tre indiani. A metà pomeriggio del medesimo giorno assalimmo la loro retroguardia mentre attraversavano una prateria e abbattemmo un soldato, ma senza perdite da parte nostra. In questa scaramuccia ricuperammo tutti i nostri cavalli eccetto tre che mi appartenevano. I tre che non riuscimmo a riprendere erano i nostri migliori cavalli da sella.
Poco dopo questi fatti concludemmo un patto con le truppe messicane, le quali ci dissero che i soldati degli Stati Uniti erano la vera causa di queste guerre, e acconsentirono a non combattere più contro di noi, purché ritornassimo negli Stati Uniti. Noi accettammo e ci rimettemmo in marcia, con !'intenzione di provare a stringere un patto con i soldati degli Stati Uniti e di tornare nell' Arizona. Ormai sembrava non rimanerci altro da fare.
Appena dopo ciò, alcuni esploratori delle truppe del capitano Lawton ci dissero che questi desiderava fare un trattato con noi; ma, sapendo che il capo delle truppe americane era il generale Miles, presi la decisione di trattare con lui. 4 Continuammo a spostare il campo verso nord, e anche le truppe americane si mossero verso nord, tenendosi a breve distanza da noi, senza però attaccarci. Mandai mio fratello Porico (Cavallo Bianco) con il signor George Wratton a Fort Bowie a vedere il generale Miles e a dirgli che desideravamo tornare in Arizona, ma prima che questi messaggeri rientrassero incontrai due esploratori indiani, Kayitah, un apache chokonen, e Marteen, un apache nedni, che erano al servizio delle truppe del capitano Lawton come esploratori.
Essi mi dissero che il generale Miles era arrivato e li aveva mandati a chiedermi d'incontrarlo. Allora mi recai al campo delle truppe degli Stati Uniti per incontrare il generale Miles. Giunto al campo andai direttamente dal generale Miles, gli raccontai i torti che avevo patito e gli dissi che volevo ritornare negli Stati Uniti con il mio popolo, poiché desideravamo tutti rivedere le nostre famiglie che erano state fatte prigioniere e portate lontano da noi.
Il generale Miles mi disse: « Il presidente degli Stati Uniti mi ha mandato a parlarti. È stato informato dei vostri guai con gli uomini bianchi e dice che se accetterete le clausole di un patto non incorreremo più in altre noie. Geronimo, se aderisci a un trattato di poche parole, ogni cosa si aggiusterà con soddisfazione di tutti».
Il generale Miles mi disse dunque che potevamo essere fratelli l'uno per l'altro. Alzammo le braccia al cielo e dicemmo che il trattato non sarebbe stato infranto. Pronunciammo il giuramento di non offenderei l'un l'altro e di non tramare l'uno contro l'altro.
Poi il generale parlò con me a lungo e mi disse che cosa avrebbe fatto per me in futuro se io avessi accettato il patto. Non prestavo molta fede al generale Miles, ma, poiché il presidente degli Stati Uniti si era interessato di me, acconsentii a concludere il trattato, e a osservarlo. Poi chiesi al generale Miles in che cosa sarebbero consis6ti i patti. Il generale Miles mi disse: « Ti metterò sotto la protezione del governo; ti farò costruire una casa; ti assegnerò molta terra cintata; ti darò bestiame, cavalli, muli e attrezzi agricoli. Sarai provvisto di uomini per lavorare nella fattoria, perché tu personalmente non dovrai lavorare. In autunno ti manderò coperte e vestiario perché non dobbiate patire il freddo nell'epoca invernale.
« C'è abbondanza di legname, acqua e erba nella terra in cui vi manderò. Vivrai con la tua tribù e la tua famiglia. Se aderisci a questo trattato rivedrai la tua famiglia fra cinque giorni ».
Dissi al generale Miles: « Tutti gli ufficiali che si sono occupati degli indiani hanno parlato in questa maniera, che mi suona falsa; stento molto a crederti ».
Egli rispose: « Questa volta è la verità ».
Gli dissi: « Generale Miles, non conosco le leggi dell'uomo bianco e non conosco neppure quelle del nuovo paese dove mi manderai, e potrei violarle ».
Rispose: « Finché sono vivo io, non sarai mai arrestato» .
Allora acconsentii a concludere il trattato. (Da quando sono prigioniero di guerra sono stato arrestato e messo in guardina due volte per aver bevuto whisky.) Eravamo in piedi, tra i suoi soldati e i miei guerrieri. Ponemmo una grossa pietra sulla coperta davanti a noi. Stringemmo su quella pietra il nostro patto, che sarebbe durato fino a quando la pietra si fosse sgretolata divenendo polvere. In questo modo concludemmo il trattato, e ci vincolammo l'uno all'altro con giuramento.
Credo di non aver mai violato quel patto; invece il generale Miles non ha mai. adempiuto le sue promesse. Quando contraemmo il patto, il generale Miles mi disse: « Fratello mio, tu hai in mente come uccidere uomini, e altri pensieri di guerra;
voglio che tu ti tolga queste idee dalla testa, e che le trasformi in pensieri di pace».
Allora accettai e consegnai le mie armi. Dissi:
« Abbandonerò il sentiero di guerra e vivrò d'ara innanzi in pace».
E il generale Miles spazzò e pulì con la mano un punto per terra e disse: « Le tue azioni passate saranno cancellate in questo modo: ricomincerai una nuova vita ».
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