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 Il ROSSO Magenta

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MessaggioTitolo: Il ROSSO Magenta   Il ROSSO Magenta Icon_minitimeLun Feb 11, 2008 12:14 pm

L' unico colorante artificiale Dall'antichità fino alla metà abbondante del XIX secolo i tintori non ebbero a loro disposizioni un gran numero di sostanze coloranti. Alcuni colori erano di origine vegetale, altri minerali come il Blu di Prussia e il giallo cromo e altri di origine animale. I colori inorganici erano ottenuti direttamente sulle fibre facendo reagire i prodotti minerali di cui uno era fissato sulla fibra e l'altro posto nel bagno di tintura, mentre fra quelli animali solo la cocciniglia, scoperta nel 1500, era ancora utilizzata. Le stoffe, gli arazzi, e i filati erano tinti soprattutto con i colori vegetali estratti dai legni importati dall'Oriente e da altri paesi d'oltremare. disponibile nel 1800 fu l'acido picrico. Esso era usato nella tintura in giallo della seta. Dall'antichità fino alla metà abbondante del XIX secolo i tintori non ebbero a loro disposizioni un gran numero di sostanze coloranti. Alcuni colori erano di origine vegetale, altri minerali come il Blu di Prussia e il giallo cromo e altri di origine animale. I colori inorganici erano ottenuti direttamente sulle fibre facendo reagire i prodotti minerali di cui uno era fissato sulla fibra e l'altro posto nel bagno di tintura, mentre fra quelli animali solo la cocciniglia, scoperta nel 1500, era ancora utilizzata. Le stoffe, gli arazzi, e i filati erano tinti soprattutto con i colori vegetali estratti dai legni importati dall'Oriente e da altri paesi d'oltremare. L'unico colorante artificiale disponibile nel 1800 fu l'acido picrico. Esso era usato nella tintura in giallo della seta. Le sintesi dei coloranti artificiali iniziarono con i risultati casuali di Runge che precipitò il nero d'anilina senza accorgersi che si trattava di una sostanza colorante. I lavori sull'anilina furono ripresi da Perkin il quale, incappò nella famosa Malveina, una sostanza colorante che fu poi prodotta dallo stesso Perkin a Greenford Green. Hofmann nel 1856, mentre studiava i composti del trifenilmetano, ottenne una sostanza color cremisi che lui stesso considerò un'impurezza da eliminare. Una storia (non del tutto fantasiosa) narra che da tempo VERGUIN cercava questo nuovo colore. Pare che, nel 1859, al termine di una delle numerose notti passate nelle sue ricerche, senza più speranza di riuscirci, gettò nel cortile il contenuto di una bacinella nella quale aveva mischiato le diverse sostanze la cui combinazione secondo lui avrebbe dato la soluzione cercata. L’indomani, raccolti da terra i sali formatisi e fattili disciogliere, apparve ai suoi occhi il colore da tempo sognato. La fuchsina, è noto, rappresentò una importante rivoluzione nelle materie coloranti rimpiazzando, con grave danno per la Provenza che la produceva, una tintura rossa vegetale utilizzata per i pantaloni dei soldati. E forse per la destinazione di servire l’Armée di Francia, che da poco aveva riportata la vittoria di Magenta, o forse per ricordare l’anno della sua scoperta che Verguin la chiamò la fucsina, “la Magenta”. Non potendo sfruttare lui stesso la sua scoperta, propose al suo principale di entrare in società o di acquistare il brevetto che si era affrettato ad ottenere. Il signor Raffard non accettò nessuna delle proposte, pretendendo, non forse senza ragione, di aver il diritto di fabbricare lui stesso la materia scoperta nel suo stabilimento, con i suoi prodotti, ed anche con la sua collaborazione. Allora Verguin vendette per 100.000 franchi, prezzo ben inferiore al valore reale, il brevetto dell’invenzione alla ditta Renard, di Mâcon, che dopo una considerevole fortuna accumulata in pochi anni, la rivendette ad una società industriale. La fuchsina fu l’occasione di una fortuna relativa per il suo inventore, ma fu la rovina per colui il quale fu inventata. Facendosi forte dei suoi diritti, che considerava giusti, Raffard fabbricò la fuchsina prima a Givray, poi in Svizzera. Numerose cause furono intentate contro di lui. La corte di Lione ritenne di non riconoscere le sue pretese e lo condannò al pagamento di tutti i diritti dei querelanti, portandolo alla rovina. L’azienda non sopravvisse alle sfortune del suo padrone. Verso il 1873 lo stabilimento venne demolito dal signor Misery, fabbricante di olio, che l’aveva acquistata. Estratto della notizia storica di Louis Dugua, a partire dalle note e ricordi scritti il 1° dicembre 1917 dal canonico Penin, curato di Roussillion, morto nel 1922, a 74 anni.
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